giovedì 6 agosto 2009

La Curia ha detto stop: Radio E chiude

"E' come un aborto". Detto da un sacerdote, è un concetto forte. Ma don Armando Carminati non fa nulla per nascondere l'amarezza mista a rabbia che gli turba l'anima da poco più di una settimana. Da quando i vertici della Curia, per bocca di monsignor Lucio Carminati e di monsignor Maurizio Gervasoni, gli hanno comunicato che a settembre Radio E, di cui è direttore da cinque anni, deve chiudere i battenti. Sul Colle non sono più disposti a sborsare i circa 200 mila euro che servono per mandare avanti una emittente che da vent'anni diffonde il Verbo insieme a notiziari, dibattiti, trasmissioni sportive e culturali.
Nata come Radio Emmanuel su iniziativa di don Erminio Brasi, sacerdote del Sacro Cuore, con l'obbiettivo di unire e salvare le frequenze in dotazione ad una ventina di parrocchie (tra queste Sarnico, Grumello del Monte, Mornico, Almè, Villongo), per quindici anni ha dato spazio soprattutto ai temi religiosi, alla predicazione. Una sorta di Radio Maria in versione orobica, insomma. Fino a cinque anni fa quando, per ragioni personali, don Brasi ha passato la mano. L'allora vescovo Roberto Amadei decise di affidare la radio della Diocesi a don Armando Carminati, da poco rientrato in Bergamasca (come parroco di Selino Alto) dopo 12 anni trascorsi in Bolivia. Il cambio del nome in Radio E non era una semplice riverniciatura. Voleva essere, ed è stato anche, un rilancio.
Grazie anche alla consulenza di un esperto come Claudio Astorri, nella programmazione è stata introdotto la musica leggera. Ma soprattutto sono arrivati programmi di taglio più giornalistico: dalla rassegna stampa ai fili diretti, dagli ospiti in studio alle cronache in diretta delle partite dell'Albinoleffe. Tutto sulle spalle di una struttura agile, con pochissime figure a contratto (diminuite negli anni) e moltissimi volontari. Negli ultimi tempi erano più di una sessantina. Gente di tutti i tipi e le estrazioni: dal professionista al ragazzo dell'oratorio, dallo studente all'insegnante. Un universo variegato ma coeso nello sforzo di dare voce sì alle tematiche cattoliche (grazie in particolare agli interventi di don Chino Pezzoli, del parroco di Mozzo don Davide e dello stesso don Armando) ma anche a temi laici. Il microfono è stato lasciato aperto a tutti, indipendentemente e al di là delle idee politiche e della fede religiosa. E piano piano, in un panorama editoriale non facile, Radio E è riuscita a conquistarsi un suo spazio. Piccolo, certo, ma crescente.
Solo che i conti non tornavano. O meglio, dopo aver ripianato sempre i conti, la Curia ha deciso di dire basta. Per l'emittente significa la chiusura. Perchè Radio E, pur facendo riferimento alla Diocesi, non è mai entrata nella galassia della Sesaab, la holding editoriale controllata dalla Curia medesima con oltre il 70 per cento delle azioni e che edita, tra gli altri, L'Eco di Bergamo, La Provincia di Como, Radio Alta e Bergamo Tv. E' sempre stata una "figlia di un Dio minore", a cui non sono mai stati concessi i mezzi e gli agi che altrove invece sono stati elargiti a piene mani (salvo pentirsi a distanza di tempo).
La comunicazione ufficiale della chiusura, come detto, è stata data la scorsa settimana. A settembre si riunirà l'Associazione Radio Papa Giovanni XXIII (la proprietà formale) che, salvo ripensamenti al momento improbabili, prenderà atto della indisponibilità della Curia a finanziare ulteriormente i deficit della radio. L'emittente chiuderà i battenti e le frequenze verranno messe in vendita.
Don Armando vorrebbe non commentare, ma fatica ad accettare la consegna del silenzio. Non per sè, quanto per i tanti volontari che hanno dato tempo e passione per tenere viva la voce di Radio E: "E' un momento di grande amarezza, ma sono anche orgoglioso di aver vissuto una straordinaria esperienza professionale ed umana. Si rischia di disperdere un patrimonio prezioso. Proprio ora che, messe le basi del nostro progetto editoriale, stava nascendo qualcosa di importante. E' come un aborto..."
Così è, a meno di un intervento in extremis del nuovo vescovo. Monsignor Francesco Beschi è uomo sensibile al tema della comunicazione, come ha dimostrato nella sua precedente esperienza bresciana. La chiusura della radio della Diocesi a pochi mesi dall'insediamento, pur motivata da comprensibili ragioni economiche e non dettata da volontà punitive, suonerebbe come una nota stonata.