mercoledì 20 agosto 2008

Il digitale terrestre ha fatto flop

Nei 27 Paesi dell'Ue il 96% delle abitazioni ha almeno un apparecchio televisivo. Vi è però un dato assolutamente nuovo, figlio della rivoluzione digitale, della transizione a nuove modalità di accesso e consumo dei contenuti televisivi: la percentuale è infatti calata in Francia (-4%) e Spagna (-6%) rispetto al 2007, mentre in Finlandia è scesa al 92% (-4%). Il digitale terrestre, inoltre, sarebbe presente solo nell'8% delle abitazioni italiane. Sono questi alcuni dei risultati dell'indagine Eurobarometro "E-communications household", condotta da Tns Opinion & Social Network, consorzio creato da Taylor Nelson Sofres e Gallup, per conto della Commissione Ue. Il 41% delle abitazioni europee (-4% sul 2007) - meno della metà - riceve la televisione con l'antenna terrestre mentre il 34% la riceve attraverso reti via cavo. Nei 12 Paesi nuovi membri dell'Unione, il cavo è la rete attraverso la quale ben il 46% delle abitazioni riceve il segnale televisivo mentre il digitale (+5% annuo sui 27 paesi) e il satellite sono più diffusi tra gli altri 15 Stati membri originari L'Italia è uno dei paesi europei con la più alta percentuale di abitazioni che utilizza l'antenna terrestre, il 79%, quasi il doppio della media europea. Il 18% delle case italiane riceve la tv attraverso l'antenna satellitare, percentuale vicina alla media europea del 22%, mentre, solo l'8% delle abitazioni riceve la tv digitale terrestre, rispetto a una media dei 27 Paesi dell'Ue pari al 12%, con la Francia al 21% e la Gran Bretagna al 31% di penetrazione, frutto quest'ultima del successo della piattaforma Freeview. Un dato, quello italiano, molto inferiore ad altre stime e ricerche, che, se fosse confermato, ma appare troppo prudenziale, farebbe aprire forti interrogativi sulle politiche d'incentivazione dei decoder e sulla regionalizzazione dello spegnimento del segnale analogico (e, quindi, di ingresso dei nuovi entranti) scelte dai Governi nazionali. Va rilevato, inoltre, che nel suo Piano industriale 2008-2010, la Rai, che pure stima una penetrazione del 20% del digitale terrestre (il 12% in più rispetto all'indagine di Eurobarometro!) mette in luce come vi sia un 62% di famiglie che utilizzano in modo occasionale il decoder terrestre, in genere durante le partite di calcio e un 13% di famiglie che non lo utilizza affatto. Tre quarti di quel 20% stimato dalla Rai, insomma, è composto da famiglie che usano il decoder terrestre saltuariamente. Fanno eccezione le regioni, come la Sardegna, dove si è scelto lo spegnimento anticipato dall'analogico di Rai2, Rete4 e Qoob: in questo caso, più della metà delle famiglie, nell'isola, vede la tv attraverso il decoder digitale in attesa dello spegnimento di tutti gli impianti analogici fissato a fine ottobre di quest'anno. L'indagine sull'E-communication, pubblicata nel giugno 2008, è stata condotta tra il novembre e il dicembre 2007 per conto della Direzione generale per la Società dell'informazione della Commissione europea, con l'obiettivo di valutare i benefici della liberalizzazione dei mercati della comunicazione sui consumi dei prodotti e dei servizi delle Tlc, di Internet e televisivi. La ricerca è stata condotta su un totale di 26.730 cittadini, mille circa per ciascun Paese, in ciascuno dei 27 stati dell'Unione europea, con modalità omogenee alle due indagini precedenti sull'E-communication, condotte la prima tra il dicembre 2005 e il gennaio 2006 e la seconda tra il novembre e il dicembre 2006. La domanda posta alle famiglie sul digitale terrestre è «con quali modalità accede alla tv nella propria abitazione?» e tale domanda può aver indotto alcune famiglie a rispondere semplicemente «con l'antenna terrestre», pur avendo in casa un decoder, non percepito come strumento di accesso, in alcuni casi perché non utilizzato come tale, nonostante la retorica sulle "famiglie digitali". L'8% assegnato all'Italia appare sicuramente sottodimensionato tanto quanto alcune indagini ufficiali appaiono sovradimensionate, alla luce anche dei bassi ascolti della piattaforma. L'Italia si ritrova agli ultimi posti della classifica dell'indagine anche nei pacchetti di servizi di comunicazione (telefonia, Internet, tv) ricevuti nelle abitazioni. Il 29% delle abitazioni riceve due o più servizi di comunicazione all'interno di un'offerta integrata a prezzo unico, con un incremento dell'11% rispetto al 2006. Nei nuovi Stati membri, sono rilevanti le percentuali dell'Estonia (36%) e della Slovenia (32%) mentre in Italia solo il 15% delle famiglie hanno acquistato almeno due servizi di comunicazione da un operatore del settore. Solo Grecia e Finlandia hanno percentuali più basse. (Il Sole 24 Ore)

martedì 19 agosto 2008

Digitale terrestre, assegnato a ReteCapri un canale in Sardegna

Una frequenza in Sardegna a ReteCapri: è l'ultima novità nel processo che dovrebbe portare entro fine ottobre allo spegnimento della tv analogica nella regione e alla prima assegnazione nella storia della televisione italiana. Il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani, intanto, con decreto approvato a luglio, ricostituisce il comitato Italia Digitale, la cabina di regia istituita dall'ex ministro delle comunicazioni, Paolo Gentiloni. Il canale, assegnato con decreto, è il numero 62 del banda UHF. ReteCapri è stata esclusa dalle lettere inviate dal Ministero (Gentiloni), contenenti le frequenze di trasmissione in digitale per la Sardegna. L'assegnazione è stata infatti limitata agli operatori di rete. Il Tar Lazio ha poi respinto la richiesta di sospensiva di Rete-Capri contro la sua esclusione dall'assegnazione. Costantino Federico ha avviato allora una trattativa con il nuovo Ministero, rifiutando il canale 6 nella banda VHF, ma poi trovando un accordo sul 62 in UHF. ReteCapri ha chiesto anche una seconda frequenza, «per stare alla pari di Rete A, che ne ha ottenute due» sottolinea Costantino Federico, proprietario dell'emittente. Saranno quattro i programmi digitali offerti nella rete (multiplex) digitale: oltre alla storica ReteCapri anche Rete-Capri Store, ReteCapri Fashion e ReteCapri Gourmet, oltre a RadioCapri e a un fornitore di contenuti esterno per il quale vi sono avanzate trattative. ReteCapri, dopo l'esclusione, ha subito costituito la società operatore di rete, chiamandola Premiata Ditta Bordini&Stocchetti di Torino (per i non appassionati di To-tò e Peppino: è una società citata ne "La Banda degli Onesti"). Per arrivare allo spegnimento in Sardegna si attende adesso l'assegnazione delle due frequenze riservate ai nuovi entranti da parte del Ministero allo Sviluppo: i canali dovrebbero essere il 10 in VHF e il 35 nella banda UHF. Alle emittenti e alle associazioni, nei giorni scorsi, è arrivato il decreto con il quale Paolo Romani ha ricostituito il Comitato Nazionale Italia Digitale. Il Comitato sarà presieduto dallo stesso Romani, in quanto sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle comunicazioni e avrà due vicepresidenti: il primo sarà uno dei due rappresentanti dell'Autorità per le comunicazioni, il secondo il presidente dell'associazione Dgtvi, Andrea Ambrogetti. Saranno presenti nel comitato: un rappresentante della Rai, uno per ciascuno degli operatori di rete nazionale e uno a testa per le maggiori associazioni delle tv locali, pei gli operatori satellitari, pei quelli su IP TV, per i fornitori di contenuti nel digitale terrestre, per il consiglio nazionale dei consumatori, per le imprese manifatturiere, per i distributori, più un rappresentante per ciascuna delle Regioni interessate al progressivo passaggio al digitale. Nell'ambite del precedente Comitato vi era un gruppo di coordinamento di cui non vi è traccia nel decreto, mentre i gruppi operativi sono ridotti a quattro rispetto ai nove dell'era Gentiloni. (Marco Mele / "Il Sole 24 Ore")

lunedì 18 agosto 2008

Radiomondo

Radiomondo nasce nel 1980 e oggi può fregiarsi del titolo di radio locale più antica.

«L'unica emittente locale a carattere commerciale presente a Rieti e provincia» la definisce il proprietario, editore e direttore Piero Aguzzi.

La sede è prestigiosa, affacciata sulla centrale Piazza Vittorio Emanuele, a pochi passi da quello che fu il primo studio di Radiomondo in Via San Rufo al quale seguirono, nel corso degli anni, altre sedi come quelle di Via L. Di Benedetto e Via Pennina.

«Ciò che ci distingueva in quegli anni - spiega Piero Aguzzi - fu la scelta di non mandare in onda musica a richiesta e dediche ma di presentarci con una nutrita redazione giornalistica e con una serie di programmi che raccoglievano le opinioni della gente».

Tanti i ricordi importanti del passato, come i concerti organizzati dalla stessa Radiomondo presso l'attuale PalaSojourner tra i quali quelli di Pino Daniele nel 1981 e a seguire Eugenio Finardi, Gino Paoli e Gianni Morandi.

Oggi Radiomondo offre, oltre al consueto intrattenimento musicale, attività giornalistica, dirette radiofoniche della Solsonica e spazi a carattere locale attinenti l'attività amministrativa e politica con appuntamenti settimanali fissi come «Il sindaco in linea» alle 11 di ogni martedì.

E poi gli spazi per i giovani tra i quali «In da Club» tutti i sabato e la versione estiva in diretta da Alba Adriatica «In Da Club On The Beach».

Novità degli ultimi due anni la maratona no-stop di beneficenza «Progetto 24» che nel marzo scorso, tra concerti live in Piazza Vittorio Emanuele e ospiti in studio, ha raccolto fondi in favore dell'Alcli. Un'inziativa che ha riscosso notevole successo.

Ad integrare l'offerta edizioni giornaliere di notiziari nazionali e la realizzazione del quotidiano on-line «www.rietinvetrina.it». Un passo avanti decisamente significativo verso lo sviluppo e l'informazione del futuro.

«Radiomondo è anche partnership di eventi nazionali - spiega ancora Aguzzi - in questo periodo è in promozione, con biglietti omaggio e gadget, il Trofeo Birra Moretti con Milan, Juve e Napoli e stiamo promuovendo anche il Premio Nazionale Poggio Bustone».

Altra caratteristica di Radiomondo «è l'attenzione per gli artisti emergenti, spesso ospitati in studio dove realizzavano piccoli live nel programma del venerdì For us by us». Se dovessi dare una definizione della nostra radio - commenta Piero Aguzzi - direi che Radiomondo è la radio coraggiosa.

Infatti nel momento in cui la legge impose delle scelte ben precise noi abbiamo proseguito la nostra attività mantenendo ferma la scelta di essere radio commerciale con tanto di oneri elevatissimi per un territorio come quello reatino.

Parlo ad esempio dell'assunzione di dipendenti, degli oneri fiscali, delle tasse di concessione superiori e di tanti altri impegni economici.

Insomma abbiamo evitato la scelta della formula comunitaria o addirittura della chiusura». Una scelta che a 28 anni di distanza può senza ombra di dubbio definirsi indovinata. (Il Tempo)

domenica 17 agosto 2008

Mep Radio

Mep Radio, una delle più longeve del panorama reatino. Una lunga strada iniziata il 27 luglio del 1981 «ad opera di un gruppo di ragazzini di quindici o sedici anni» - spiega il Presidente dell'Associazione Culturale Mep Radio Organizzazione Massimo Spadoni - «con tanta forza di volontà e qualche idea innovativa». Una storia che comincia in uno studio a San Giovanni Reatino, che prosegue con il trasferimento a Rieti nel 1983 e che arriva ad oggi nell'attuale sede di Via Angelo Maria Ricci. «Cominciammo, anche un po' per scherzo, in un panorama locale composto da undici radio e diverse televisioni - aggiunge Spadoni - Nella nostra giovinezza cogliemmo l'esigenza di differenziarci dal resto. Non volevamo fare tutta musica o dediche come gli altri perché intuivamo che la radio potesse essere molto altro e ricordo che all'epoca questo causò fastidio in molti perché in realtà spezzammo un equilibrio». Quell'altro di cui parla Spadoni nel corso degli anni si concretizzò in «una radio che fosse a carattere provinciale in un panorama troppo Rieti-centrico. Oggi si parla tanto di isolamento ma trent'anni fa tantissimi centri del nostro territorio erano completamente distaccati dal resto della provincia e spesso questo a Rieti città neanche interessava. Erano mondi che non dialogavano neppure. Noi fummo i primi a raccontare ciò che succedeva in provincia». Così iniziano nuovi appuntamenti. Esempio per tutti il programma «Feste, festoni e festini», nato nel 1984 dedicato alle manifestazioni nelle varie cittadine della provincia ancora oggi in onda nel week-end, che «rappresentò una vera novità. Oggi anche i quotidiani dedicano ampie pagine a eventi e manifestazioni dei paesi della provincia, all'epoca noi lo facevamo nell'incomprensione e nello stupore generale». Poi arrivò l'informazione istituzionale con la prima diretta del consiglio comunale di Rieti dedicato al gemellaggio con la giapponese Ito nel 1985. «La prima di una lunga serie di dirette che prosegue ancora oggi con i consigli comunali, provinciali e anche di qualche comunità montana. Negli ultimi tempi è stata significativa la diretta del consiglio comunale di Leonessa in cui si votò la delibera per il referendum per l'aggregazione in Umbria. Anche questo esempio - prosegue Spadoni - fa capire che abbiamo mantenuto la nostra linea: radio provinciale di informazione locale». E oggi? «La voglia di fare è la stessa ma purtroppo le spese sono aumentate vertiginosamente e la legislazione nazionale non tutela l'emittenza privata. Spesso e volentieri le posizioni bisogna garantirsele da soli». La stagione 2008-2009 si annuncia all'insegna dell'informazione con l'ormai consueta rassegna stampa locale del mattino e con i programmi di approfondimento dedicati, giorno per giorno, a cultura, politica, lavoro sport e giovani. Senza dimenticare la musica, alcune novità importanti e le ormai classiche radiocronache sportive. (Il Tempo)

mercoledì 13 agosto 2008

Carmen Lasorella, dg di San Marino tv: ''Così ci apriamo al mondo''

La televisione della Repubblica di San Marino si apre al mondo. Tre volte. L'emittente vuole infatti uscire dal suo bacino regionale e mira a diventare un canale di riferimento per i Balcani, cercherà poi di ampliare il suo pubblico con trasmissioni non solo sulla piattaforma analogica ma anche sul digitale terrestre e sul satellite e, infine, inizierà ad approfondire tematiche internazionali a 360°. Sono questi i binari di sviluppo futuro della tv del Monte Titano così come delineati a ItaliaOggi dal suo neo-direttore generale, Carmen Lasorella, che ha rilanciato: «Sono stati già stretti patti con le emittenti di Malta, Lussemburgo, Islanda, Vaticano e del Principato di Monaco per una collaborazione che coinvolge diversi aspetti, dalla programmazione alle risorse».

L'obiettivo finale più alto? Diventare probabilmente una piccola emittente che si fa conoscere dal grande pubblico anche in territori oltreconfìne più lontani, grazie a un'offerta di contenuti di qualità. Un po' nello stile del seguito ottenuto in passato dalla televisione svizzera italiana nel Nord della Penisola.

La Radiotelevisione della Repubblica di San Marino (o San Marino Rtv), concessionaria pubblica del servizio radiotelevisivo del Monte Titano nata nel 1991 dalla joint venture paritetica tra Rai ed Eras (Ente per la radiodiffusione sammarinese), trasmette a oggi sul suo territorio al centro della Penisola, in Romagna e, con una copertura meno omogenea, anche in Veneto e Marche. Ma la piccola (e antica) repubblica vanta comunque relazioni internazionali consolidate, in quanto membro del Consiglio d'Europa, dell'Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) e paese ammesso al Palazzo di vetro dell'Onu. Senza trascurare, poi, le 25 comunità di cittadini sammarinesi residenti all'estero.

«L'apertura al mondo sarà un leit motiv costante», ha precisato Lasorella, «Ecco perché tra i primi passi da compiere c'è la soluzione dei problemi strutturali, ma anche e soprattutto un approccio diverso alla notizia. Tratteremo con più attenzione anche eventi apparentemente lontani dal Monte Titano, di cui le elezioni presidenziali Usa sono solo un esempio. Il motivo? Sono appuntamenti che influenzano la repubblica e, più direttamente, la comunità sammarinese Oltreoceano». A sostegno del nuovo palinsesto partiranno già dal prossimo autunno programmi inediti, forse condotti anche da volti noti della tv italiana.

Se l'approccio alla notizia è internazionale, Lasorella, d.g. dallo scorso giugno, può giocare la carta della sua esperienza giornalistica all'estero. In oltre dieci anni di militanza tra Tg2 e Tg1, ha firmato infatti reportage dalla Somalia, da Berlino e sull'intera Europa orientale. Dopo anni in Viale Mazzini, in particolare, il trasloco al Monte Titano non è stato vissuto né con un senso di allontanamento né di sollievo verso una meta meno vincolata alle pressioni politiche romane: «Si tratta di un incarico giornalistico e manageriale insieme», ha precisato il d.g. nominato lo scorso giugno, «che esploro con interesse».

Oggi i contenuti della tv di San Marino coprono già la cronaca politica (interna e italiana), quella sportiva o gli eventi artistici, spaziando poi verso il mondo del volontariato e lanciando programmi televisivi dal taglio più originale; come quelli «fotografici» che propongono immagini da tutto il mondo e danno «voce solo alle immagini». Sul web, invece, la programmazione è focalizzata tra l'altro sui giovani artisti sammarinesi, sui concorsi musicali nazionali o sulla possibile creazione di un parco scientifico tecnologico tra San Marino, la Romagna e le Marche.

(Marco Capisani per "Italia Oggi")

martedì 12 agosto 2008

Venduti 9 mln di decoder, una tv su 20 parla digitale terrestre

Quasi nove milioni di apparecchi (tra decoder e tv integrate) venduti dal febbraio 2004 al giugno 2008, oltre sei milioni di apparecchi effettivamente utilizzati (nell'abitazione principale) e uno share che per la prima volta (elaborazioni Studio Frasi su dati Auditel del giugno 2008) si attesta oltre il 5 per cento (il 5,1 per cento del consumo di televisione è passato attraverso i decoder digitali con una crescita sul giugno 2007 del 131,8 per cento). Sono questi i numeri più recenti che emergono dal mondo del digitale terrestre. Numeri confortanti soprattutto in vista degli importanti passi che da qui in avanti farà il Paese per lo switch off analogico-digitale. Uno spegnimento che in Sardegna sarà totale già a fine ottobre, e che in Italia, sempre che il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani non riesca ad imprimere l'accelerazione, sarà completato nel 2012. Tornando alla diffusione dell'hardware, gli ultimi dati resi noti da Gfk Marketing raccontano di 8.907.668 apparecchi (tra decoder e tv integrate) venduti a giugno del 2008. Di questi, il 70 per cento circa sono set top box (6.314.000), mentre il restante 30 per cento (2.592.000) sono tv con apparecchio integrato. Sono le tv di ultima generazione, però, a mettere le ali al mercato: sempre a giugno, su 283 mila apparecchi digitale venduti, 225 mila erano le nuove tv a schermo piatto. Per quanto riguarda l'audience, ad oggi si stima che un televisore su 20 sia acceso sul digitale terrestre, con uno share medio che nell'ultimo semestre è praticamente raddoppiato sull'onda della diffusione della nuova tecnologia e soprattutto grazie all'allargamento dell'offerta: 28 canali nazionali gratuiti tra i quali 9 visibili anche in analogico. Mediaset ha arricchito molto l'offerta pay con Premium Gallery (sono appena arrivati anche Disney Channel e un nuovo canale sul calcio), la Rai ha appena lanciato Rai4 e SportPiù. E poi dieci nuovi canali in esclusiva arriveranno tra ottobre e la fine dell'anno dalla gara realizzata dall'AgCom sull'affitto del 40 per cento della banda da parte di Rai, Mediaset e TiMedia. Ottime notizie, infine arrivano anche dalle due regioni all digital. La quota d'ascolto prodotta dal digitale terrestre in Sardegna (dove presto sbarcherà anche un nutrito bouquet targato Rete Capri) ha raggiunto il 42,5 per cento, e rispetto al giugno del 2007 si registra un incremento del 138,8 per cento. In Val d'Aosta, invece, la piattaforma digitale si attesta al di sopra del 20 per cento di share registra un incremento del 73,5 per cento rispetto a giugno dello scorso anno. A proposito di regioni all digital, il governo Berlusconi nel tentativo di imprimere un'ulteriore accelerazione allo switch off ha deciso di puntare sulla digitalizzazione delle grandi arre metropolitane. Presto anche Roma e Milano abbandoneranno l'antico analogico per abbracciare la lingua universale del digitale.

(Gianluca Vacchio - Velino)

lunedì 11 agosto 2008

In fiamme Radio Mater

ERANO DA POCO passate le otto quando una colonna di fumo si è alzata dalla casa nel centro del rione di Arcellasco, sopra la quale si alza l’alto ripetitore che diffonde in tutto il mondo le preghiere e la parola di don Mario Galbiati di Erba il carismatico fondatore di emittenti intitolate alla Madonna. Il fumo che ha creato qualche spavento era dovuto a un incendio divampato nella strettoia di Arcellasco dove si trovano la sede di «Radio Mater», il network di divulgazione del messaggio cristiano creato da don Mario nel 1994.
ANNI PRIMA lo stesso sacerdote aveva creato dal nulla Radio Maria divenuta subito molto famosa. Le fiamme divampate a causa di un cortocircuito si sono propagate velocemente nei locali del piano terra dove si trova la segreteria della radio distruggendo le apparecchiature. Il fumo denso era visibile anche da molto lontano e presto l’odore di bruciato si è diffuso in tutta la frazione richiamando molte persone preoccupate lungo la stretta salita che porta verso la chiesa parrocchiale e l’abitazione di don Mario.

SUL POSTO sono intervenuti due mezzi dei vigili del fuoco del comando di Erba e i carabinieri della stazione di Erba. Il rogo fortunatamente non ha raggiunto i piani superiori dove si trova la sala regia dalla quale vengono trasmessi i programmi di preghiera, ma il fumo denso ha invaso lo stesso tutti i locali provocando parecchi danni all’interno della sede della radio.
Sembra che le fiamme si siano scatenate a seguito di un cortocircuito dovuto al malfunzionamento di un frigorifero che si trovava al piano terra.
I danni sono piuttosto ingenti, ma sembra che la programmazione della radio potrà continuare regolarmente.
Nata una quindicina di anni fa Radio Mater è cresciuta velocemente in termine di ascolti. Anche Radio Maria era nata ad Arcellasco negli anni Settanta. Fattori legati alla gestione della radio portarono, negli anni Ottanta, don Mario ad allontanarsi dall’emittente da lui creata. Qualche anno dopo nacque così Radio Mater.

IN POCO tempo anche questa l’emittente raggiunse tutta Italia e, trasmettendo sempre dalla frazione di Arcellasco, grazie all’appoggio del satellite e internet, le trasmissioni raggiungono ora gli ascoltatori in tutto il mondo. Sono una trentina le persone che si occupano, come volontari, della programmazione, quasi tutte si dedicano a momenti di preghiera e spazi aperti agli ascoltatori. Pur essendo ascoltata anche molto lontano Radio Mater ha conservato molti legami con Arcellasco Erba e dintorni. Per questo motivo il fumo di ieri mattina ha creato molta apprensione.

(Federico Magni - Il Giorno)

giovedì 7 agosto 2008

NEL MIRINO DI LOPEZ ORA LA CASTA DELLE RADIO

Il finanziamento statale inquina anche l’informazione, non solo quella della carta stampata ma anche quella radiofonica. La spietata analisi di Beppe Lopez parte dal libro che ha pubblicato solo alcuni mesi fa (“La casta dei giornali” – Edizioni Stampa Alternativa - 2007), che ha aperto il vaso di Pandora delle provvidenze distribuite in qualche caso a pioggia e in altri in modo sapientemente pilotato nelle testate più disparate, e arriva a denunciare l’eguale sistema di finanziamento per il mondo delle radio provate sulla scia di un servizio apparso in questi giorni sul settimanale Panorama. Lopez riprende le fila del discorso aperto dal periodico Mondadori e dal parlamentare Alessio Butti, capogruppo per il Partito delle Libertà nella Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, andando a spulciare in quelle “sei radio più uguali delle altre” sovvenzionate con circa dodici milioni di euro solamente nel 2006 in un crescendo esponenziale di prebende. Il sistema è quello ormai ben noto dei finanziamenti a fantomatici, nella maggior parte dei casi, “organi di partiti politici rappresentati in Parlamento” tramite la firma di uno o più parlamentari spesso colpevolmente distratti o inconsapevoli delle linee editoriali delle testate che hanno contribuito a sostenere. Con in soldi dello Stato. La prima e più famosa della lista stilata anche da Lopez, che merita ovviamente un discorso a parte, è Radio Radicale organo della “Lista Marco Pannella”, alla quale sono stati assegnati 4 milioni 431 mila euro. A seguire Ecoradio (Sulmona), organo prima del “Movimento politico Italia e libertà” e poi del movimento “Comunicambiente” sono andati 3 milioni e 732 mila euro; a Radio Città Futura (Roma), organo del movimento “Roma idee” 2 milioni e 566 mila euro; a Radio Veneto 1 (Treviso), organo prima del movimento “Liga veneta Repubblica –Veneti d’Europa” e poi del movimento “Liga fronte veneto nord-est Europa” sono andati 566 mila euro; Radio Galileo (Terni), organo del movimento “Cittaperta”, ha incassato invece 424 mila euro mentre, per finire, Radiondaverde (Cremona), organo del movimento “A viva voce”, ha preso “solamente” 201 mila euro. Sia per dimensioni che per importanza ovviamente Radio Radicale è quella che più delle altre ha attirato attenzione e critiche, a maggior ragione in quanto a partire dal 1994 è addetta alle trasmissioni delle dirette del Parlamento. Un servizio che Lopez, riprendendo la tesi del senatore Butti, vorrebbe pubblico e imparziale, da assegnare quindi alla Rai e non a un soggetto privato che spesso inserisce programmi e commenti decisamente di parte tra una diretta e l’altra. L’affidamento doveva essere temporaneo e invece è proseguito anche dopo il 1998, da quando cioè con la Legge Mammì la Rai ha iniziato ad occuparsi attivamente dell’attività parlamentare, e il finanziamento connesso è diventato una sorta di “regalìa di Stato a un’impresa privata, anzi ad un giocatore della partita politica”. Il sistema è noto, le problematiche che ne conseguono a livello di concorrenza sleale e mancanza di pluralismo lo sono altrettanto, ma ancora non sembra essere stato trovato il bandolo della matassa. I provvedimenti presi dal nuovo governo vanno infatti a toccare le testate più deboli, tagliando i fondi per i giornali delle cooperative e del mondo no-profit, senza tuttavia scardinare quella che Lopez definisce una “vergogna nazionale”. (PRIMA)

venerdì 1 agosto 2008

Il Manifesto: "Radio Radicale, un caso misterioso"

Il governo alla camera, dopo aver respinto tutti gli emendamenti convergenti firmati da 73 deputati di maggioranza e di opposizione tendenti a ripristinare il diritto soggettivo, ha corretto l'articolo 44 del decreto economico di propria iniziativa nel maxiemendamento presentato in aula, aggiungendo in coda all'articolo 44 il comma e: «mantenimento al diritto dell'intero contributo previsto dalla legge 7 agosto 1990, n. 250 e dalla legge 14 agosto 1991, n. 278, anche in presenza di riparto percentuale tra gli altri aventi diritto, perle imprese radiofoniche private che abbiano svolto attività di interesse generale ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 250». Tradotto in italiano, che vuol dire? Le misteriose «imprese radiofoniche private che abbiano svolto attività di interesse generale» sono in realtà una sola radio, Radio radicale. E in questo testo un po' criptico c'è scritto che - una volta eliminato il diritto soggettivo -, se i soldi stanziati in bilancio non dovessero bastare tutti i soggetti che hanno titolo ai contributi diretti (quotidiani e periodici cooperativi, non profit e di partito e radio di movimento politico) ne riceveranno solo una parte, tranne Radio radicale, cui si garantisce in esclusiva «il mantenimento al diritto dell'intero contributo... anche in presenza di riparto percentuale tra gli aventi diritto». Complimenti! Al governo e ai radicali. Messa così, la misura pare clamorosamente priva di ogni decenza. E fa pensare ad una trattativa mancante di ogni trasparenza e di qualsiasi evidenza pubblica, ma coronata da un clamoroso quanto infelice successo, tra una parte del gruppo parlamentare del Pd (i radicali, appunto) e il vertice del governo. Sembra un caso classico di quei rapporti oscuri tra stampa e regime, di cui si occupa nella sua splendida rassegna stampa Bordin. Noi del manifesto pensiamo che l'articolo 44 ferisca una norma di tutela del pluralismo, che riguarda tante testate, grandi o piccole, nazionali e locali, a stampa e radiofoniche, che fanno vivere giornali dovendo sormontare una discriminazione pesantissima, che si produce sul mercato pubblicitario, e fondando la persistenza di queste voci sulla volontà di chi ci lavora di tenerle in vita. E ci battiamo per un diritto di tanti: avanziamo le nostre proposte in modo pubblico e aperto, dicendo con chiarezza anche le cose che nella legislazione attuale non vanno, e che permettono così abusi e sostegni immotivati. (G.A. - Il Manifesto)