domenica 8 marzo 2009

Internet ora corre sui ponti radio

Antenne sui campanili per dare l’Adsl ai paesini snobbati da Telecom. Il cavo non arriva ma ora ci sono le soluzioni senza fili. Certo, senza questa innovazione, ci sarebbe da chiederci come avrebbe fatto quella famosa azienda di scarpe e stivali (“Il Buttero”) che sorge a Stabbia, frazione di Cerreto Guidi, a collegarsi con la sua filiale in Giappone, servita quest’ultima invece da un’efficentissima rete a fibre ottiche. O come si sarebbero dovuti arrangiare a Villa Campanile, frazione di Castelfranco di Sotto, o a Corazzano e Marzana, entrambe nel territorio di San Miniato, od magari a Vinci, paesi conosciuto nel mondo per avere dato i natali a quel genio di Leonardo. Quello che comunque c’è da dire è che la diffusione di Internet nella versione via radio (cioè WiFi) appare ormai inarrestabile e sembra contagiare a velocità esponenziale paesi e paesini, frazioni e minuscoli centri abitati creando una vera e propria febbre da navigazione. Come sta succedendo, ad esempio, in questi giorni a Gabbro, nel comune di Rosignano Marittimo, dove insieme alle piccole antenne, fioccano anche le prenotazioni; o a Fiano, paese di poche centinaia di anime in mezzo alle colline sopra Firenze. E il tutto appare sempre caratterizzato da situazioni tra l’altro curiose, visto che se il business vede scendere in campo, solo per citare i più importanti, soggetti come la Toscocom di Scandicci, la Nettare che ha sede nel Polo Tecnologico di Navacchio o Eutelia, il cui quartiere generale è ad Arezzo, le reti contano soprattutto sull’ospitalità dei privati e magari di edifici particolarmente adatti quali i campanili delle chiese: spesso chi decide di accogliere il mini-impianto si accontenta del semplice collegamento Adsl gratuito in cambio di un angolino sul tetto e qualche kilowatt di elettricità. Un gap da superare. C’è quindi chi considera l’Internet senza fili la vera soluzione per colmare il “digital divide”, cioè il gap che appunto divide chi può usufruire dei servizi Internet a banda larga da chi invece si trova a combattere tutti i giorni con modem e velocità ormai insostenibili anche se si vogliono versare magari solo i soldi per pagare il condominio e spedire un semplice messaggio di posta elettronica. «La prima cosa da dire è che la nostra proposta non è più considerata un surrogato del vecchio e caro filo che il segnale lo porta direttamente a casa - spiega Fabio Bagni, amministratore della Toscocom -. Le richieste sono continue e, se prima eravamo noi a proporre questa soluzione, adesso stanno invece dominando coloro che ci chiamano. L’uovo di colombo è l’utilizzo di ponti di piccola potenza attraverso i quali rivendiamo la “banda” comprata da altri operatori. Il nostro lavoro si basa sulla liberalizzazione delle frequenze a 2,4, ma soprattutto di quelle a 5 gigahertz, un provvedimento legislativo che dà la possibilità di attivare degli access-point in casa propria, ma anche, se si è registrati come Wisp (acronimo di WiFi Internet Service Provider), su aree molto più ampie tra cui il suolo pubblico. Noi installiamo queste piccole antenne di bassissima potenza (0,1 watt contro 1,2 di un comunissimo apparecchio cellulare) e rivendiamo il servizio attraverso contratti di vario tipo, il cui prezzo parte da meno di 30 euro al mese». Il business. Basta consultare il sito “tecnologico” della Regione Toscana (www.e.toscana.it) per rendersi conto della portata del problema: sono infatti ancora decine e decine i comuni o le frazioni, talvolta decisamente grandi, dove ci si può sognare di scambiare grandi quantità di dati ed informazioni. Oppure di gestire un albergo che magari si sente chiedere dai clienti la possibilità di accesso al Web dalla proprio camera. O anche di essere un professionista che non può dialogare con un collega di un’altra città perché un progetto è troppo grande per quel misero “imbutino” elettronico che ha a disposizione. «Telecom con le sue reti a fibre ottiche non può oggettivamente arrivare dappertutto - prosegue Bagni - perché, oltre al costosissimo cavo che raggiunge la centrale che interessa (e in Italia ne esistono tra l’altro ancora di vecchissime), occorrono apparecchiature altrettanto costose e si devono pure fare i conti con l’Adsl che non può essere trasferita per più di cinque chilometri di distanza. Ecco, a questo punto interveniamo noi: compriamo, come dicevo, la “banda” che viene spedita dal nostro Pop (Point of Presence) fino al centro abitato che ci interessa, da cui si riparte e se ne raggiunge un altro. Da sottolineare che questa è una semplificazione perché la rete così costruita va modulata secondo le diverse esigenze ed il numero di utenti reali o potenziali. A questo proposito, a noi per muoversi basta poco: chiediamo una ventina di prenotazioni ed il gioco è fatto». (L'Espresso)