sabato 16 febbraio 2008

Una Rai senza pubblicità? Solo se cambia anche la Tv privata

Un amministratore unico per la Rai, propone Walter Veltroni. Togliere la pubblicità dal servizio pubblico, propone (e dispone) Nicolas Sarkozy, con tanto di sciopero contrario.
Le due proposte, al di là del fatto di condividerle o meno, segnalano i due problemi del servizio pubblico televisivo in Europa: quello del condizionamento da parte del potere politico da una parte e quello dell'omologazione alle televisioni commerciali dall'altra.
In Italia, dove entrambi i problemi sono particolarmente accentuati, non è facile che i partiti del Parlamento prossimo venturo varino norme per "togliere le loro mani" dalla Rai. Tutto continuerà come prima, cambiando qualche direttore di Tg, con uno squilibrio complessivo dell'informazione televisiva nazionale (documentata su Il Sole 24 Ore di domenica scorsa).

Per cambiare, occorre favorire un nuovo assetto del sistema, con due poli privati in competizione su tutti i generi e le risorse, come in Francia con Tf1 e M6. A questo punto, si deve trasformare la Rai, affidandola a un amministratore delegato con un Cda che si riunisca ogni due mesi e non una volta a settimana, spostando la proprietà a una Fondazione neutrale. Altrimenti, l'amministratore unico o delegato diventa il terminale dell'azionista Tesoro, ovvero del Governo.
A questo punto, si può togliere o ridurre drasticamente la pubblicità alla Rai, trasformandola in un polo televisivo basato sulla diversificazione e la qualità dell'offerta.
Se quest'operazione fosse compiuta lasciando immutato l'assetto della tv privata, l'abbandono della pubblicità da parte della Rai rafforzerebbe solo Mediaset e, forse, gli altri media e le tv nazionali minori.

(Marco Mele - Il Sole 24 Ore)